Coltivare la consapevolezza e imparare a vivere il presente per migliorare la qualità della propria vita. Cos’è la mindfulness e perché praticarla.

Il termine inglese mindfulness, ormai tanto diffuso nel linguaggio popolare, è stato introdotto nel 1881 da Thomas W. Rhys Davids, noto studioso di buddismo. Davids tentò di tradurre la parola sati, che in lingua pali — la lingua liturgica del buddismo Theravāda — vuol dire “memoria, ricordo”, ma che nei testi buddisti esprime un concetto più ampio e complesso, che mindfulness — e la versione italiana di mindfulness, consapevolezza — non riesce a rendere nella sua totalità.
Prima di fare il suo ingresso in ambito clinico con gli esperimenti pionieristici di Jon Kabat-Zinn e diffondersi gradualmente in altri contesti, la mindfulness era già presente nella tradizione buddista occidentale: in The Heart of Buddhist Meditation, pubblicato nel 1954, Nyanaponika Thera la definì come il “cuore della meditazione buddista”; il concetto di mindfulness fu inoltre utilizzato in The path of purification (1964), la traduzione in inglese del Visuddhimagga curata da Bhikkhu Ñānamoli.
Il termine fu ripreso da Jon Kabat-Zinn (New York, 1944), biologo molecolare, professore e scrittore che nel 1979 ideò lo Stress Reduction and Relaxation Program, poi diventato il Mindfulness Based Stress Reduction (MBSR), un programma per la riduzione dello stress basato sulla mindfulness, spogliata del suo significato religioso e spirituale e adattata alle esigenze fisiche e psicologiche dei pazienti.
Dall’ambito clinico alla ricerca scientifica, la mindfulness è quindi entrata negli ospedali, nelle scuole, nelle carceri, nelle aziende e negli ultimi anni è al centro di un rinnovato interesse da parte del pubblico.
Cos’è la mindfulness
La parola mindfulness si usa a volte per descrivere una qualità della mente da coltivare attraverso la pratica formale e informale, altre per indicare la pratica stessa. Non esiste una definizione univoca di mindfulness. Per Kabat-Zinn, che ha scritto diversi libri sull’argomento, è “consapevolezza, che si coltiva esercitando l’attenzione in una modalità intensa e peculiare, ossia con intenzione, nel momento presente, e senza attitudine giudicante”.
Nicola De Pisapia e Alessandro Gregucci in Mindfulness: moda o rivoluzione? (Giornale italiano di psicologia, fascicolo 2, maggio 2017) la definiscono come “un insieme di pratiche laiche di esercizio della consapevolezza ispirate a tradizioni contemplative“, escludendo quelle che utilizzano i mantra come nella meditazione trascendentale o che hanno una componente di esercizio fisico come nello yoga, il tai chi e il chi gong.
— Leggi anche: Mindful eating: cosa vuol dire mangiare con consapevolezza
Un flusso costante di pensieri
Quante volte, durante la giornata, perdiamo di vista il presente, immersi in un costante flusso di pensieri? Viviamo la maggior parte del tempo con il pilota automatico inserito, senza prestare attenzione a ciò che accade qui e ora, fuori e dentro di noi.
"Se la tua mente non è annebbiata da pensieri inutili questa è la miglior stagione della tua vita. (Wu-Men)" Condividi il TweetIl rischio non è soltanto quello di sviluppare nel tempo ansia, stress e depressione, ma anche di compiere azioni impulsive dettate da paure, insicurezze, preferenze, opinioni, pregiudizi, proiezioni e aspettative di cui non siamo realmente consapevoli; di non godere appieno del presente, perdere di vista la realtà, lasciare che sia la vita, gli eventi, a decidere per noi. Se è impossibile fermare i pensieri, possiamo però imparare a non farci condizionare da essi, coltivando la mindfulness:
La pratica della mindfulness fornisce illimitate opportunità di coltivare una maggiore intimità con la tua mente e di attingere alle tue profonde risorse interiori e di svilupparle, allo scopo di imparare, crescere, guarire e potenzialmente trasformare la comprensione di chi tu sia e di come tu possa vivere più saggiamente e trovare maggiore benessere, senso e felicità in questo mondo.
Jon Kabat-Zinn
Come coltivare la mindfulness
Coltivare un approccio consapevole al nostro mondo interiore ed esteriore, in maniera intenzionale, non giudicante, compassionevole e accettante, nel qui e ora, richiede allenamento.
La mindfulness si può praticare in modo formale e informale:
- la pratica formale (o strutturata) consiste nel meditare quotidianamente per un tempo stabilito
- la pratica informale (non strutturata) è invece un’attività che pervade ogni momento della giornata, in modo spontaneo e naturale
Il legame tra mindfulness e meditazione è molto stretto. Per questo motivo spesso ci si riferisce alla mindfulness come a una pratica meditativa.
Cosa non è la mindfulness
Ci sono ancora molti pregiudizi e fraintendimenti riguardo a cosa sia o non sia la mindfulness. Ecco, in sintesi, cosa non è:
- non è una panacea per tutti i mali
- non porta a uno stato alterato della coscienza
- non è un modo per fuggire dalla realtà
- non è una tecnica di rilassamento
- non è accettazione acritica e passiva della realtà
- non è un’attività buddista, ma universale
- non è assenza di pensieri
Corsi
Associazione italiana per la mindfulness
APC Scuola di specializzazione in psicoterapia cognitiva
Le vie del Dharma
Mindfulness e Meditazione di Consapevolezza: corso base
Il corso online di Bemindful (in inglese)
Per approfondire
Mindfulness moda o rivoluzione
La mindfulness. Il non fare, l’accettare e il fare consapevole
Mindfulness via State of Mind
Mindfulness (NHS)
On some definitions of mindfulness
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