I ricercatori parlano chiaro: la procrastinazione è causata da una mancanza di autostima. Il primo passo per affrontarla al meglio? Conoscerla.

Rimandare, ritardare, prolungare, temporeggiare, differire: sono solo alcuni dei suoi sinonimi. Procrastinare — dal latino crastĭnus, aggettivo di cras «domani» — vuol dire, secondo la definizione fornita dall’Enciclopedia Treccani, “differire, rinviare da un giorno a un altro, dall’oggi al domani, allo scopo di guadagnare tempo o addirittura con l’intenzione di non fare quello che si dovrebbe“.
Secondo gli esperti procrastinare è l’atto di rimandare volontariamente un compito importante pur sapendo che ne patiremo le conseguenze. E quando questo accade ci raccontiamo bugie per mitigare il senso di colpa. Ecco che pensiamo — o diciamo — “io lavoro meglio sotto pressione” o “l’attesa mi rende più creativo” o “oggi proprio non me la sento. Lo farò domani!“.
Quando rimandiamo un compito, spesso lo sostituiamo con qualcosa che è meno impegnativo e/o più piacevole: leggere un’email, pubblicare un post su Facebook, fare i piatti accumulati nel lavandino. Tendiamo a preferire gratificazioni immediate a quelle che richiedono un investimento di tempo ed energia. Perché ci distraiamo? Per evitare il disagio che si presenta quando il compito che abbiamo di fronte causa emozioni negative, come paura e ansia.
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Quali sono le cause della procrastinazione
Secondo alcuni studiosi, tra cui Fuschia Sirois e Timothy Pychyl, la causa della procrastinazione andrebbe ricercata non nella difficoltà di gestire il proprio tempo, come credono alcuni, ma in quella di gestire le proprie emozioni. E la mancanza di autostima gioca un ruolo molto importante nell’adozione di un atteggiamento autolesionista.
Una ricerca guidata da Dianne M. Tice nel 2001 e pubblicata sul Journal of Personality and Social Psychology ha rinforzato questa tesi, sostenendo che essere capaci di regolare le proprie emozioni permette di rimanere concentrati sul compito da svolgere.
Ed è subito autosabotaggio
Il procrastinatore cronico non riesce a correggere il proprio stile di vita. Timothy Pychyl, professore alla Carleton University di Ottawa, ha ribadito la nozione basilare di procrastinazione come fallimento dell’autoregolazione: pur sapendo cosa dovrei fare in questo momento, non riesco a impormi di farlo. Pychyl ha definito la procrastinazione come lo spazio vuoto fra intenzione e azione.
Una divertente, quanto chiarificante, TED Talk di Tim Urban — che si definisce specialista della procrastinazione — illustra cosa accade nella mente di un procrastinatore. Tim sostiene che siamo tutti procrastinatori e che il rischio, a lungo termine, è quello di diventare spettatori della propria vita. E la frustrazione che ne deriva non è causata dall’impossibilità di realizzare dei sogni, quanto dal non essere riusciti nemmeno a inseguirli.
I danni della procrastinazione
La procrastinazione non è nata oggi — nel corso della storia, da Cicerone a Churchill, in molti hanno detto qualcosa sull’argomento —, ma solo negli ultimi venti anni i ricercatori hanno iniziato a considerarne le conseguenze negative.
Una delle prime ricerche che ne ha constatato la natura dannosa fu pubblicata nel 1997 in Psychological Science e condotta da Dianne M. Tice e Roy F. Baumeister. I due studiosi seguirono 44 studenti, analizzando il loro livello di procrastinazione, rendimento, ansia e stato di salute generale e conclusero che, nonostante i suoi difensori e i benefici a breve termine, la procrastinazione non può essere considerata innocua: “i procrastinatori finiscono per avere un rendimento peggiore e soffrono di più”.
“Dire a un procrastinatore cronico fallo e basta è come dire a una persona clinicamente depressa su con la vita”, a sostenerlo è stato Joseph Ferrari, professore di psicologia alla DePaul University di Chicago, secondo il quale tutti procrastiniamo, ma non tutti siamo procrastinatori.
Procrastinatori si nasce o si diventa?
Piers Stee, considerato uno dei massimi esperti al mondo sul tema, sostiene che procrastinatori si nasce e si diventa. Le ricerche effettuate nel corso degli anni lo hanno portato a concludere che i geni hanno il 50% di responsabilità nello sviluppo della procrastinazione.
Per Joseph Ferrari, inoltre, i procrastinatori non sono tutti uguali; se ne trovano di tre tipi:
- quelli che fanno tutto all’ultimo minuto
- quelli che evitano di fare qualcosa per paura di fallire o di avere successo e preferiscono essere considerati pigri piuttosto che incapaci
- gli indecisi, che evitano la responsabilità di ciò che potrebbe accadere se facessero una scelta
Rimedi per non procrastinare
Ma c’è uno spiraglio. Secondo quanto riportato nel 2010 in Personality and Individual Differences, sembra che gli studenti in grado di perdonarsi dopo aver procrastinato sul primo esame fossero i più propensi a non ripetere lo stesso errore con il secondo. Quindi, riuscire a perdonarsi potrebbe essere un rimedio contro la procrastinazione. E Pychyl vede in questa ricerca la conferma che “la procrastinazione è una ferita auto-inflitta che ruba la nostra risorsa più grande: il tempo“.
Ci sono dei modi per non procrastinare, per esempio, ridefinendo le priorità o imparando a dare il giusto valore alle cose; pianificare un progetto, dividendolo in obiettivi più piccoli e raggiungibili; elencare su un foglio i compiti da svolgere durante la giornata, iniziare con il primo della lista e proseguire con gli altri; essere consapevoli di cosa ci distrae maggiormente — il telefono? internet? — ed evitarlo; essere consapevoli del perché procrastiniamo; meditare.
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I libri sull’argomento non mancano e la rete pullula di consigli su come evitare la procrastinazione. Tutto, però, richiede impegno. Modificare uno stile di vita è possibile, ma bisogna volerlo. E forse anche sapersi perdonare.
Vi lasciamo con questa frase di Seneca sul tempo e sull’uso che se ne fa tratta da Epistulae morales ad Lucilium, I, 1):
Tienti stretta ogni ora. Così potrai dipendere meno dal futuro, se prenderai possesso dell’oggi. Mentre si differisce, la vita passa.
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